Una domenica fuori porta…diario di un pranzo romano

di Francesco Salvione

A settembre c’era ancora il sole! Le prime fluttuazioni delle temperature hanno reso il clima terso, piacevole…adatto per un’uscita nel verde, lontani dalle ansie, dallo smog e dallo stress. Riprendersi il tempo di stare assieme, rallentare il ritmo, godere di un’atmosfera remota, di aria buona e di cibo genuino.

Siamo a Trigoria, alle porte di Roma, in una zona ricca di corsi d’acqua e macchie boschive, dove le aree urbanizzate si alternano a colline e valli che sottolineano il carattere rurale dei luoghi. Lungo la strada notiamo diversi casali in tufo circondati da appezzamenti di terreno coltivati a cereali, ortaggi e frutta e tenute agricole, mete dei turisti domenicali; anche noi lo siamo…ma è l’una e mezza e cerchiamo un posto dove mangiare… bene!

Molte volte è il destino o la fortuna o semplicemente un “sesto senso” che ti fa dire : “fermiamoci qui!”. Locale immerso nella natura con accesso diretto dal giardino, attrezzato con tavoli, pergolati e gazebo aperti e caratterizzato da un profumo piacevole di essenze arboree e di piante aromatiche disposte lungo il vialetto di ingresso.

Siamo alla Locanda di Decima, da Giancarlo…che ci accoglie con la cordialità tipica dei romani e ci mette a nostro agio in mezzo minuto; pietre, mattoncini, legno…una trattoria tipica che racconta storie di convivialità e di allegria. Siamo a casa nostra e possiamo già ordinare secondo le indicazione del cameriere di sala…è simpatico, gentile. Ci fidiamo di lui.

In fatto de cucina, l’eleganza consiste soprattutto nel sapore”, scriveva il grande Aldo Fabrizi, e così sarà…eleganza pura! Inizia il godimento di pietanze preparate in modo impeccabile secondo i crismi della cucina romanesca che contraddistinguono il valore dell’identità.

Niente antipasti, subito due primi Boccacceschi : I Tonnarelli fatti a mano (con farina di farro) all’ Amatriciana e I Ravioli cacio e pepe con ripieno di pere e pecorino. Sapori incredibili che nella vita tutti, almeno una volta, dovrebbero avere il piacere di provare; le “arrotate” di tonnarelli intorno alla forchetta dettano il ritmo ascendente di una succulenza che si intensifica progressivamente giungendo al fondo del piatto, dove si addensa il concentrato di pomodoro, guanciale e pecorino, fulcro di piaceri perversi della gola…e della mente umana.

I ravioli?…delicatissimi! Una “cacio e pepe” atipica dal carattere deciso che si sposa in maniera magistrale col ripieno di pere e pecorino dei ravioli di pasta fresca fatti a mano. Cacio e pepe è un termine cult della gastronomia romanesca, una sorta di parola chiave, di passepartout che indica le generalità proprie di un’area geografica…una carta d’identità. Era il piatto dei pastori che lo preparavano durante la transumanza e i lunghi spostamenti; il pecorino si manteneva bene ed il pepe forniva calore durante le giornate più fredde..

Abbandoniamo per un attimo i pensieri romantici e versiamo nei bicchieri da osteria del “Cesanese”, vinello tradizionale dei castelli romani che prende il nome dalla località in cui viene prodotto, con uve autoctone fermentate a temperatura controllata…un eccellente “compagno di viaggio”.

L’arrosto…Abbacchio, braciole, arrosticini, salsicce e fegatelli…tutto secondo la tradizione, tutto letteralmente sontuoso. L’ “Abbacchio a scottadito”, in particolare, piatto della festa, amato già dagli antichi Romani e poi assorbito dalla tradizione giudaica, ci scuote le papille gustative per tenerezza e sapore caratteristico…Delizioso, si scioglie in bocca!!.

Una pausa in giardino e ritorniamo al tavolo a completare l’opera con una crème brulee artigianale superlativa…Morbida, cremosa, calda e croccante. La rottura col cucchiaino della crosticina zuccherina rappresenta l’inizio della fine del godimento…Eccellente!

La Locanda di Decima  _ Via Clarice Tartufari 124, 00128 Roma – Telefono : 06 9784 3286

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