‘O Casatiell’ …e l’odore del mare!

di Rosanna Gaddi

Napoli, a chi appartieni?

In petto ho un cuore che sbatte e mi dice che se resto seduta sugli scogli a guardare il mondo che passa, sul lungomare di Napoli, resto senza respiro. Mentre vago tra i vicoli di una città che mi scombussola, intreccia e addolora l’anima, mi riempio gli occhi di figure, sbagli, colori, salsedine e vento. Mentre passeggio per la città respiro profumi e pensieri che si spingono con arroganza in testa e rendono più dolci i misteri nascosti tra i bidoni.

scale-petraio-1

Cambio strada, mi faccio guidare da chi si immerge nell’ordinario, senza l’idea del tempo che passa e seguo la scia. La gente guarda il mare e ride, mentre succhia il sapore storico ricco di tesori antichi, idee, pensieri pieni, tasche vuote e mani bagnate.

Ho fame, ma a ogni passo trovo odori che coinvolgono le memorie, sotto il vulcano. Mi ubriaco di arte ed emozioni, di musica, di sacrificio, di dolore, di gioia e rinascita.

A Napoli non si è mai soli abbastanza.

borgoMarinariOsservo una coppia abbracciata che si stacca all’ improvviso.

Lei dice “I’ che casatiello ca’ s’i!”, rivolgendosi al suo lui, probabilmente particolarmente pesante, pedante e noioso. 

Anche se non cerchi, alla fine, trovi!

Sembra un disegno, un dipinto, una costruzione della fantasia, ma è la realtà. Fermo il tempo mentre sto correndo nel tormento, con un morso in bocca e il resto nelle mani….ma la gioia è qui.

Lo sa bene la squadra Mad Entertainment che ha vinto i David di Donatello come migliore produzione e migliori effetti digitali con la “Gatta Cenerentola”. Una vera e propria festa nel cuore della città partenopea per il cinema d’animazione italiano, anzi, per tutto il cinema.

coverlg_home.jpg

La Favola di Basile, reinterpretata in chiave futuristica e realistica, sposata abilmente con la realtà emozionale di Napoli, rivive nel porto di Napoli ed è dal porto di Napoli che arrivano i profumi della cucina storica e tradizionale napoletana.

Nel mondo fiabesco della “Gatta Cenerentola” Basile trasporta la realtà popolare e locale della città seicentesca del vicereame, citando anche i piatti tipici della tradizione gastronomica.

Ed è lì che troviamo il casatiello:

Ciò detto, il re chiama lo scrivano, comanda ai trombetti, e tu-tu-tu, fa gettare un bando che tutte le donne del paese vengano a una festa e a un banchetto che ha determinato di dare. Nel giorno stabilito, oh bene mio! quale masticatorio e quale fiera fu quella! Donde uscirono tante pastiere e casatelli? Donde gli stufati e le polpette? Donde i maccheroni e i graviuoli, che poteva saziarvisi un esercito intero? Le femmine c’erano tutte e di ogni qualità, e nobili e ignobili, e ricche e pezzenti, e vecchie e giovani, e belle e brutte; e, poiché ebbero ben lavorato coi denti, il re, fatto il propizio, si mise a provare la pianella a una a una a tutte le invitate per vedere a chi di esse andasse a cappello e bene assestata, tanto che egli potesse dalla forma della pianella conoscer quella che andava cercando. Ma non trovò alcun piede a cui andasse a sesto, e fu sul punto di disperare”.

Così l’autore descrive i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino (la chianella), che in realtà indica il diventare adulto, affrontando e superando i dolori.

A partire dal Seicento il casatiello, come la pastiera, si diffonde come prodotto pasquale.

P80331-182435

La Pasqua si avvicina e, dal giovedì Santo, le cucine sono prese d’assalto, nessuno ha il tempo di respirare, soprattutto le donne….altro che provare scarpe e scarpine!

A Pasqua ci nutriamo bene, secondo la tradizione, tra casatielli, tortani e pastiere e la tradizione si nutre anche di simboli pagani associati a una festività cristiana.

Si presume che il suo nome derivi dall’inflessione napoletana di formaggio

(cacio, da cui cas’ e infine casatiello), ingrediente che, in cospicua quantità, compone l’impasto di tale prodotto.

P80331-182710(1)

Si tratta di una torta salata che si basa su una pasta di pane trattata con formaggiostruttociccioli o salame e uova soda e rilievitata, quindi cotta, preferibilmente, in forno a legna. L’impasto viene lavorato a forma di ciambella, che ricorda la corona di spine posta sul capo di Gesù Cristo, riposto in uno stampo e fatto lievitare a lungo, almeno 12 ore; se fatto con lievito rapido bastano circa 2 ore. Le strisce di pane ingabbiano le uova semisommerse nell’impasto e rappresentano la croce su cui morì Gesù. L‘aspetto anulare è un richiamo alla ciclicità insita nella risurrezione pasquale. Il pecorino, i cicoli derivati dal maiale, le uova, la farina per fare un impasto simile al pane….tutto è simbologia1.

Durante la preparazione le uova sono posizionate intere, incastrate e si cuociono in forno insieme all’impasto; la cottura avviene intorno ai 160-170 ºC per circa 60-75 minuti. Le uova diventano sode/arrostite e prendono un particolare sapore. L’operazione di sgusciamento delle uova incastonate è delicata: i frammenti del guscio vanno separati con cautela dal soffocante abbraccio della pasta, che a cottura ultimata vi aderisce fortemente. 

P80331-182623

La Pasqua cambia data tutti gli anni, ma a tavola è sempre uguale, è sempre una gioia.

Napoli appartiene al sapore e il sapore appartiene a Napoli!

1 Il formaggio pecorino si fa con il latte di pecora; il piccolo della pecora è l’agnello. simbolo di Cristo, creatura innocente, pura e candida. I cicoli, come dicono i napoletani, sono i residui della lavorazione del grasso del  maiale: lo strutto (“’a nzogna” dei partenopei) e rimandano anch’essi al rito antichissimo dell’uccisione sacrificale del maiale, simbolo di fecondità e di benessere.  La farina per fare il pane: il Cibo per eccellenza, simbolo del Re dei Re, cioè di Cristo nell’ostia consacrata. L’Uovo, simbolo del seme primordiale dal quale in seguito nasce il mondo, che come totalità racchiusa in un guscio, indica la Creazione già prefigurata fin dall’inizio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *