Nel Vocabolario degli accademici della Crusca, la definizione di Lasagna è: “Pasta di farina di grano, che si distende sottilissimamente sopra graticci, e si secca per cibo. Latino: lagana. Greco: Λάγανα”. Per il vocabolario della lingua italiana Treccani, Lasagna deriva dal latino lasania, “derivazione di lasănum, nome di un recipiente, dal greco làssanon”; e corrisponde a: “Forma di pasta all’uovo lunga, tagliata a mano o a macchina in larghe strisce, lisce o leggermente ondulate, lessate e disposte a strati con besciamella e vari altri ingredienti, caratteristica della cucina emiliana e romagnola”.
Che sia un piatto tradizionalmente legato al Carnevale, è cosa risaputa. Ciò che, invece, alimenta dispute e interpretazioni, è il fatto che venga associata, come fa la Treccani, alla cucina emiliana e romagnola. Vari, infatti, sono i riferimenti storici che individuerebbero le origini della Lasagna a Napoli. A partire dalla ricetta De lasanis trovata nel Liber de Coquina redatto nel 1300 circa presso la Corte Angioina di Napoli; Giovan Battista Crisci nel suo Lucerna de Corteggiani (1634, considerato il primo vero repertorio di prodotti e specialità del Centro-Sud), cita le Lasagne di monache stufate, mozzarella e cacio; anche Il Principe dei cuochi (titolo originale: Il principe dei cuochi, o la vera cucina napolitana: operetta indispensabile ai capi di famiglia e agli esercenti il mestiere di cuoco … compilata sulle opere del Corrado, del Cavalcanti ed altri) di Francesco Palma pubblicato a Napoli nel 1881 dall’editore Giuseppe Eschena, propone la sua versione dei “Maccheroni detti Lasagne”, con l’aggiunta, tra gli altri ingredienti, di “cannella pesta”.
A fugare ogni dubbio ci pensa l’Aifb, sigla della Associazione Italiana Food Blogger: “La più famosa è sicuramente quella alla bolognese con ragù e besciamella, ma è Napoli che ha rilanciato, dopo l’Unità d’Italia, la preparazione di questo piatto – si legge nel sito dell’Associazione -, che fu ignorato perfino dall’Artusi, spingendo i cuochi emiliani a codificarne una ricetta, ottenendo il trionfo quando Paolo Monelli la inserisce nel suo Ghiottone errante, nel 1935”. Del resto anche il magazine Modena Today sbarazza il campo dagli equivoci: “Le lasagne sono nate in Emilia? Forse no, le mangiava anche Cicerone”, scrive il giornale online, precisando: “In tutto il mondo la parola lasagne è spesso accompagnata dall’aggettivo bolognesi, ma in realtà si tratta di un falso storico, perché non esistono prove concrete dell’origine bolognese delle lasagne, così come le intendiamo noi”. (La foto è tratta dal Liber de Coquina).